La Favorite a Palermo: un viaggio di ritorno dal futuro.
Successo pieno per l’opera di Donizetti al Massimo di Palermo nella “tradizione” operistica.
di Donata Musumeci
Con “La Favorite” di Gaetano Donizetti, ancora in scena fino al 3 marzo, il Teatro Massimo di Palermo offre una bella rappresentazione operistica. La stagione era stata inaugurata con una “immaginifica” produzione di Turandot che ha letteralmente dardeggiato il pubblico. Non si poteva reagire con indifferenza a quello spettacolo e, infatti, quella Turandot ha prodotto interrogativi di vario genere che si sono protratti ben oltre l’alba tremenda che piombò sul popolo cinese raccontato da Puccini. Con “La Favorite” si fa un viaggio di ritorno dal futuro; dalla produzione avveniristica di Turandot si ritorna alla più rassicurante delle tradizioni operistiche. Alla prima del 24 febbraio 2019 il pubblico ha trovato sul palco una scenografia classica che ha riprodotto gli ambienti storici con fedeltà e sobrietà.
Gli ambienti sacri del convento di San Giacomo di Compostela e della cappella, grazie alla penombra con cui si è scelto di raccontare gli ambienti sacri, risulta di grande impatto e bellezza. Forse le altre scene, messe a confronto, sono risultate più spoglie per via della semplice resa dei grandi teloni colorati. La firma di Francesco Zito per scene e costumi (con la collaborazione delle assistenti Antonella Conte e Ilaria Ariemme) è non solo chiaramente riconoscibile ma anche largamente apprezzata. Caetano Vilela, lighting designer, propone un convento con luci più soffuse rispetto alla luminosa corte di Re Alphonse XI come era semplicemente logico che fosse.
La regia, a cura di Allex Aguilera, si prende cura delle emozioni che corrono fra i protagonisti di questa vicenda che si dispiega fra l’amore e la passione. L’energia trasmessa dalla teatralità dei cantanti ha dato il giusto contributo ad un’opera così lunga ed intensa.
Sonia Ganassi, nel ruolo di Léonor, ha saputo trasmettere con il suo potente timbro il travaglio interiore di una donna che ritroviamo a corte come la “maìtresse” del re. Ma è dalla sua emozionante interpretazione che conosciamo il dolore e i risvolti psicologici del personaggio di Léonor. Anche su John Osborn non possiamo che sottolineare la bellezza del suo canto. Il libretto in francese di Royer, Vaez e Scribe, non perde nulla della sua dolcezza con il bel fraseggio del tenore. Così preciso nei registri alti da mostrare grande sicurezza e professionalità.
Nei panni di Alphonse XI troviamo il giovane Mattia Olivieri. Un baritono che ha dato molto sulla scena in termini di teatralità e gestualità. Il suo Alphonse XI sembra impaziente di vivere e consumare l’amore che prova. Una resa teatrale dinamica che per fortuna è anche supportata da una bellissima voce e da una considerevole tecnica. Marko Mimica ha interpretato Balthazar, un basso che ha in gola un magnifico antro oscuro dalla cui cavità fuoriescono suoni profondi e intensi. Bravissimo! Ottime anche le interpretazioni di Blagoj Nacoski in Don Gaspar, di Clara Polito in Inès e di Carlo Morgante nei panni di Un seigneur.
Intervengono nella scena quarta del secondo atto, durante la festa a corte, i ballerini del corpo di ballo del Teatro Massimo, la cui coreografia affidata a Carmen Marcuccio fornisce un piacevole contributo all’insieme dell’Opera.
Forse, stavolta, dopo la folgorante Turandot, ci saremmo aspettati di vedere degli effetti visivi più incisivi con le luci, forse lo stesso corpo di ballo avrebbe potuto rappresentare in modo più specifico il travaglio di questo amore a catena in cui tutti amano qualcuno e nessuno può essere corrisposto in modo appagante. Forse il corpo di ballo, avrebbe potuto dare un ulteriore contributo in tal senso, sulla scorta del disprezzo che si respirava a corte e reso magnificamente dal Coro del Teatro Massimo.
Su tutto, sicuramente, risulta prevalere la bella conduzione di Francesco Lanzillotta che ha saputo calibrare i piani e i forti in un’opera in cui la dolcezza dell’amore religioso e quello dell’amore carnale si spiegano attraverso dolcissimi passaggi musicali che, nel ritmo e nell’interpretazione dell’Orchestra del Teatro Massimo, ci hanno permesso di sognare…o la pace del chiostro monacale o la pace dell’amore sensuale. “La Favorite” attualmente in scena a Palermo è uno spettacolo meraviglioso che, però, non riesce a farci dimenticare l’emozione, il divertimento, lo stupore e l’impatto polemico che ha magistralmente suscitato la Turandot del mese precedente.
La recensione si riferisce alla prima del 24 febbraio 2019
Photo: ©RosellinaGarbo; ©FrancoLannino